L'uragano a Villa Taranto

Ci sono giardini speciali. Pochi. Veramente pochi.
Un giardino per essere speciale deve avere molte particolarità. Senza l’amore del proprietario, un giardino non sarà mai “magico”. Senza la progettazione, la presenza continua e l’attenzione - nella fase di realizzazione - di un “Maestro Giardiniere”, non ci sarà mai un giardino eccellente.
Ma non basta ancora, manca una terza componente, forse la più importante. La cura del giardino da parte di un giardiniere appassionato, che viva per il giardino, che lo ami come fosse suo.
Non succede quasi mai che contemporaneamente si verifichino queste tre condizioni.
Succede invece, raramente, che vi sia una sovrapposizione dei personaggi. Spesso è mancato il progettista, sostituito dal gusto del proprietario e dalla professionalità del giardiniere. Raramente può mancare anche il giardiniere, allora il proprietario possiede tutte le qualità, e si avvale semplicemente dell’aiuto di operai giardinierI per i lavori più gravosi e ripetitivi, dirigendo e partecipando personalmente a tutte le operazioni.

Tutto questo lo avevo pensato e scritto qualche anno fa camminando per i giardini di Villa Taranto. Il Capitano Neil Boyd Mc Eacharn aveva dimostrato di avere tutte queste qualità, realizzando ciò che possiamo ancora vedere oggi, poiché hanno continuato ad occuparsi del suo giardino responsabili e giardinieri appassionati che lo hanno mantenuto vivo, rinnovandolo nel tempo.

Poi il 25 agosto di quest’anno, alle ore 20,00, un tornado in 7 minuti ha interrotto questa magia.

È il momento delle grandi promesse, dovrebbero arrivare operai dei servizi forestali e della protezione civile; il parco dovrà riaprire più bello di prima promette il Presidente della Regione. Temo un ingorgo di buone intenzioni, mentre forse mancherà quello che realmente serve: soldi da gestire direttamente da loro, che sanno cosa fare, come farlo e che amano il loro parco.

Adesso si tratta di sgomberare i tronchi e i rami abbattuti, senza rovinare ulteriormente tutto quello che ancora è recuperabile sotto, come la collezione irripetibile di rododendri. Dopo bisognerà pensare a portare via gli enormi ceppi ribaltati, poi livellare le buche che si sono aperte, cosa non facile nelle zone più ripide. Bisognerà ancora salire sugli alberi per potare, aggiustare i grandi rami rotti; non si può abbattere una pianta sfregiata dal tornado se è l’unica esistente in Piemonte, in Italia. Per ultimo si dovrà pensare alle nuove piante da introdurre.

Io però, voglio vedere un lato positivo nella forza distruttiva della natura. I grandi giardini storici sono splendidi, con i loro alberi secolari, ma un po’ immobili nel tempo.

Nel loro splendore, i grandi alberi, giusto vanto del giardino, oltre ad essere un po’ fermi limitavano le vedute. Ora le vedute purtroppo ci sono! Bisogna approfittare di questo disastro per presentare un giardino rinnovato, senza intervenire modificando il terreno perché non si può fare meglio del Cap. Mac Eachern, basta pensare che la splendida valletta non c’era, l’aveva inventata lui.

Spero tante cose per il futuro di Villa Taranto, spero che arrivino finanziamenti straordinari; la proprietà è un ente pubblico, che praticamente vive grazie al prezzo del biglietto d’ingresso, e una chiusura nel mese più importante dell’anno porta ulteriori problemi. Provincia, Comune e un paio di banche che costituiscono l’Ente Parco stanno già vivendo un momento pesante legato alla crisi globale, difficile pensare che i soldi per un finanziamento straordinario possano arrivare da loro.
Spero non venga deliberata, una progettazione esterna. Spero che i vivaisti, e non solo quelli della zona, si impegnino a “regalare” le piante che serviranno per rinnovare il parco, e intendo piante rare, botanicamente interessanti. Io ho già dato la mia disponibilità.

Mi rassicura la volontà emersa ascoltando la Direzione, condivido le loro idee e una sorta di ardore per la dimensione dei lavori che si trovano ad affrontare, che stimola le energie e le idee. Una scelta potrebbe essere quella di lasciare parte dei tronchi e dei ceppi martoriati sul posto, un po’ “a futura memoria”.

Forza Villa Taranto, solo dai disastri si può risorgere, il Capitano darà in qualche modo una mano, forse l’ha già data. Nessuna struttura importante è stata danneggiata, le serre, il tempietto e il mausoleo, fortunatamente sono stati soltanto sfiorati dai tronchi caduti.

 

Altre immagini: L'uragano di Villa Taranto e Segue uragano Villa Taranto.

Parrotia
La valletta
Quercus coccinea
Quercus coccinea - dopo l'uragano
A futura memoria
Dopo l'uragano... la speranza