Piante banali ? Renato Ronco

Da qualche mese sulle riviste specializzate (Gardenia 234-236, Giardinaggio 12/2003 ...) ferve un gran dibattito sulla qualità e validità delle mostre mercato e sui vivai di qualità.

Se le critiche sono salutari, utili, a volte doverose perché alimentano la riflessione, voglio inserirmi anch’io, e magari aggiungere un pò di pepe nel dibattito.

Intanto, preciso che intervengo con l’esperienza del coltivatore di piante. Per coltivatore intendo chi si riproduce le piante, dopo aver ricercato quelle specie e varietà che mi interessavano, spesso difficili da reperire. Non bisogna poi lamentarsi se altri vivai le comprano da noi per riprodurle, in fondo, fanno come abbiamo fatto noi, perdendo meno tempo è vero, ma arrivando anche dopo.

Dopo avere riprodotto e fatto crescere la pianta, bisogna pure, lato meno poetico, venderla. Leggendo i vari articoli, ho l’impressione che si stia cavalcando una sorta di mugugno collettivo da parte di un gruppo di piccoli produttori che lamentano una scarsa risposta del mercato alle loro produzioni.

Non credo che si debba bandire la legge del più forte?? (e lo dice un piccolo vivaista). Molti dei forti sono nati piccoli e cresciuti con l’esperienza, la volontà e la caparbietà che non deve mancare a un coltivatore.

Non é neanche pensabile che nelle mostre sia riservato uno spazio uguale per tutti. Altrimenti, mancherebbe la motivazione al più forte e lo stimolo a crescere al più piccolo. In tutto questo parlare, mi pare che ci stiamo allontanando da quello che deve essere la protagonista della discussione. La qualità della pianta. O le qualità della pianta.

Vorrei che mi fosse spiegato, da solo non lo capisco, la differenza di una Hosta coltivata da un grande produttore che ne produce 50.000 di 60 varietà diverse da quella prodotta da un vivaio di “qualità”, che ne produce 500 di 50 varietà diverse. Vale per le hoste, gli hemerocallis, i semprevivi ecc.

In questo caso la grande differenza di “qualità”, che io vedo, é data dalla presentazione; il vaso tondo piuttosto che quadro, oppure è una ciotola, l'etichetta, l’eventuale ghiaietto sopra la terra e via dicendo.

Vi posso assicurare che il grande produttore ha più esperienza e professionalità del piccolo nel coltivare, solo ha meno tempo e voglia di raccontare la storia di ogni pianta.

Ma questi grandi produttori sono pochi e non frequentano le mostre mercato, vendono solo all’ingrosso: ai garden, ai giardinieri e a volte ai piccoli vivai. Dei piccoli vivai di oggi, con il tempo qualcuno diventerà grande, qualcuno sopravviverà, continuando a lamentarsi, qualcuno si trasformerà, qualcuno cambierà lavoro. Questa è la legge del mercato.

Ma é troppo tempo che leggo di “vivai di qualità”, finché lo dicono loro pazienza, ma non diamogli tanto corda! Limitiamoci a parlare di cosa producono i vivai. Oppure vogliamo fare un Albo per il “vivaio di qualità”?

 

azalee .... piante banali ?

In particolare, ho letto un articolo “ancora troppa banalità” , dove vengono elencate le piante banali: il laurocerasus, le conifere nane, le azalee, gli aceri giapponesi ...

Personalmente, ritengo che non ci siano piante banali. Viene anche detto che si bada troppo all’esteriorità delle piante, vista evidentemente in negativo.

Credo che le qualità da apprezzare in una pianta siano“ esteriori”, e sono proprio quelle citate:
- la vistosità, che non vedo certo come un difetto e penso ad esempio alla gunnera.
- il colore, e mi viene in mente un liquidambar d’autunno.
- la fioritura, e ho davanti agli occhi così tante piante che non ne cito alcuna.

Non credo neanche che le piante citate facciano tendenza, caso mai tendenza lo fanno certe piante non citate nell’articolo, ma molto “celebrate”, tipo le rose, le ortensie, le peonie, le hoste.

Non é mai il produttore di piante che può imporre sul mercato nuove piante, ma a mio avviso chi influenza notevolmente il mercato degli appassionati e amatori sono invece le riviste del settore; purtroppo il mercato degli appassionati e intenditori occupa ancora poco spazio, sta sì crescendo, ma molto lentamente.

In quanto a piante “spesso di poco valore”, non capisco a che cosa si vuole intendere: il valore commerciale, quindi il prezzo che deve pagare il consumatore finale per acquistarle?
Oppure si vuole riferire alle difficoltà, quindi costo, per riprodurla e coltivarla fino ad avere un prodotto commerciale?
O si riferisce a uno scarso valore intrinseco di una pianta rispetto ad un’altra? In questo caso, in base a quali parametri si esprime un giudizio?
Non capisco neanche se per “prodotti usa e getta” si intendano piante e quali. Nessuna delle piante elencate: lauroceraso, conifere nane, azalee e aceri giapponesi può essere compresa in quella frase. Mi pare che in assoluto, nessuna pianta si possa considerare usa e getta.

Forse gli abeti di Natale vengono trattati in quel modo.

Mi pare anche che le riviste specializzate riservino notevole spazio a coloro che si definiscono“vivai di qualità”.

Il merito di aver diffuso la cultura della pianta nuova, insolita, rara, va diviso tra le varie riviste del settore e le mostre mercato. Voglio citarne una, “Tre giorni per il Giardino”, di Masino la prima in Italia che ha avuto l’idea e il coraggio di aprire questa strada, seguita ormai, da molte altre.

Non ho ancora capito se questo proliferare di mostre mercato sia un bene o un male, perché molte mostre che hanno copiato Masino, sono solo mercati.

Sono le mostre mercato come Masino che hanno fatto nascere i vivai di nicchia, non il contrario.

E dico anche, pazienza se tra il numero in continua crescita dei visitatori di queste mostre ci sono sempre più acquirenti, per usare il termine che a me non piace, “non di qualità”. Ma non é pensabile che un vivaio possa sopravvivere solo grazie a queste mostre.

Deve trovare altri spazi “commerciali”, e continuare a riservare una nicchia per dare sfogo alla passione per ricercare piante nuove e particolari da proporre ad una limitata clientela di appassionati che per fortuna aumenta di anno in anno.

Noi abbiamo fatto il percorso inverso; pur essendo piccoli, (e con l’intenzione di rimanerlo), abbiamo sviluppato una produzione di piante da vendere a rivenditori, e a vivai ricoltivatori.

Dopo aver iniziato, per nostra passione, una collezione di piante varie, ampliata fino al punto che non potevamo più sostenerla per mancanza di spazio, ci siamo presentati a “Masino” unica mostra mercato a cui partecipiamo, scoprendo un mondo di amatori e appassionati più preparati ed esigenti di quanto pensavamo che ci ha stimolato a continuare su questa strada.

Termino con un augurio e un incoraggiamento. Coraggio, su le maniche e lavoriamo, senza voler essere i primi della classe. C’é posto e spazio per tutti, magari ci vorrà qualche “aggiustamento” nella produzione e nell’indirizzare la vendita, ma io ho sempre visto che alla fine chi lavora seriamente il suo spazio lo trova.