La pianta che vide l'era dei dinosauri

E' IL GINKOBILOBA, UN AUTENTICO FOSSILE VIVENTE

COLONIZZA LA TERRA DA ALMENO 250 MILIONI DI ANNI

 


Linneo, il padre della botanica sistematica, per le caratteristiche della foglia, completò poi con «biloba». Appartiene alla famiglia delle Ginkgoaceae, unica di quel genere. Non si trova più allo stato spontaneo ma è stata salvata nei giardini dei templi religiosi ed è frequente in Cina, Giappone e Corea; ora è abbastanza comune anche da noi. L’albero più grande e forse il più vecchio si trova in Giappone, nel giardino del tempio buddista di Zempukuji. La circonferenza del tronco è di 9 metri per 20 di altezza, un cartello afferma che risale al 1232. Le foglie sono bilobate con nervature a ventaglio, con inserimento alterno sui rami: in autunno, assumono uno splendido colore giallo oro. E’ una pianta dioica, vi sono cioè piante con fiori solo maschili e piante che portano solo fiori femminili, e qui nasce il problema: i fiori femminili producono un frutto simile a una grossa ciliegia, di colore giallo, di aspetto cereo che emana un odore fetido quando viene calpestato. Per questi motivi si preferiscono le piante maschili, ma il sesso femminile è in netta maggioranza. Fino a quando, di solito verso il ventesimo anno di età, non producono fiori, non è possibile distinguere la pianta maschile dalla femminile. Si tende ad ovviare all’inconveniente ricorrendo all’innesto, che però può indebolire per vari motivi la pianta; bisogna ricorrervi solo quando è indispensabile; se la destinazione della pianta è un parco privato, il problema del cattivo odore dei frutti non è poi così limitante. Il seme è grosso, protetto da un tegumento legnoso poco resistente; in Cina lo mangiano: è molto amaro, ma i cinesi amano questo sapore. La prima pianta in Europa fu introdotta nel giardino botanico di Utrecht attorno al 1750; in Italia compare poco più tardi nell’orto botanico di Padova ed è tuttora viva. L’Orto Botanico di Parma, per la sua unicità e in ricordo del primo esemplare introdotto nel 1791 ha adottato il Ginkgo biloba come simbolo. E’ un albero molto longevo e di forte vigore anche in età matura, ma è lento a crescere nei primi anni di vita. Sarebbe l’unico albero sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima. A soli 800 metri dall’epicentro dello scoppio, nella primavera successiva, da un albero apparente-mente carbonizzato sono spuntati nuovi germogli. Quell’albero ancora oggi è ammirato e amato! E’ in effetti una pianta resistentissima: al freddo, all’inquinamento e anche alle malattie; nelle città degli Stati Uniti è ampiamente utilizzata per queste sue qualità. In Cina dicono i saggi che camminare sotto il ginkgo allunga la vita; io passo continuamente sotto i miei ginkgo, ma senza convinzione. Penso però che passeggiare tranquillamente, possibilmente con pensieri sereni, sotto qualsiasi albero possa allungare la vita. Una pianta con queste prerogative non poteva non essere utilizzata nella medicina, dalla più antica (si sono trovate citazioni nel 2800 a.C. in testi cinesi) fino a quella attuale.

Dicono che questa pianta abbia straordinarie qualità. E come potrebbe essere altrimenti, visto che si trasmette geneticamente i ricordi di 250 milioni di anni? Il Ginkgo biloba deve contenere la voglia di vivere, la caparbietà, la saggezza, la lungimiranza accumulate durante tutte le generazioni passate, avendo visto l’evoluzione della Terra da milioni di anni prima dei dinosauri fino ai nostri giorni. Per molto tempo si ritenne che il Ginkgo biloba fosse scomparso: lo si conosceva soltanto attraverso i fossili, che si ritrovavano in un’area molto estesa, praticamente in tutto l’emisfero nord. E’ in realtà il più antico albero deciduo che sia sopravvissuto. Tutto è singolare, nel Ginkgo biloba, (sinonimo Salisburia adiantifolia). E’ un gimnosperma, ma anche in questo gruppo è anomalo. Alle gimnosperme appartengono le conifere, che non sembrano avere nulla in comune con il ginkgo, che non ha foglie aghiformi, non è sempre-verde, non ha canali resiniferi e produce un frutto carnoso, non uno strobilo. L’accomuna a queste piante il tipo di fiore, non racchiuso in un ovario. Engelbert Kaempfer, un chirurgo tedesco al servizio della botanica, fu il primo occidentale a vedere, tre secoli fa, in Giappone questa pianta così speciale. Il nome "ginkgo" è attribuito a lui, pare derivi dalla parola cinese che significa «piedi di papera», con riferimento alla forma delle foglie.