... E QUEST’ANNO SIAMO RIMASTI SENZA ANATRE


E’ il primo anno che le anatre selvatiche (germani reali - Anas platyrhynchos) non nidificano sulle sponde del piccolo laghetto nel vivaio.
Ricordo ancora le emozioni quando ho scoperto le loro prime visite notturne, anche se
appena mi vedevano volavano via spaventate. Per giorni, settimane, è stato un lento
studiarsi, a vicenda io credo. Il primo passo, è stato quello di far trovare dei pezzetti di pane sull’acqua. Lentamente, molto lentamente hanno acquisito una certa confidenza, fino a permettermi di gettare il pane in acqua, ma a distanza.
Solo in acqua mangiavano, si riposavano sulla sponda ma non andavano in giro. Lo stare in acqua dava loro più sicurezza; anche in seguito, quando avevano ormai familiarizzato, al minimo spavento si rifugiavano nel laghetto.
Grande fu la gioia quando vidi che la femmina stava cercando un posto per costruire il nido. Impiegai dei giorni a scoprire dove si era decisa a posare le uova; ben nascoste dentro un fitto cespuglio di erica (erica darleyensis).
Quando iniziò la cova il maschio andò in crisi, piangeva, era sempre solo, ogni tanto andava a trovare gli amici nel Po che scorre nelle vicinanze. Pieno di apprensione per la covata, preoccupato per il gran numero di gatti dei vicini che si danno appuntamento nel vivaio, causandomi anche grossi guai, lentamente, per non spaventare la prossima mamma anatra, feci un basso recinto che comprendeva anche una parte del laghetto.
Dimenticavo, non è andato proprio tutto così liscio; nel periodo degli amori c’era il marito e un corteggiatore fisso accettato dalla femmina, molto meno dal marito, e che è sparito solo quando è iniziata la cova; era divertente vedere come in acqua (perché lì tutto si svolgeva, dato che non avevano ancora preso la confidenza di andare a spasso nel vivaio) il consorte, in un girare continuo, si frapponeva sempre tra la femmina e l’altro maschio, raramente tentava di allontanarlo con la forza, e senza insistere molto.
E poi c’era la banda degli stupratori, tre o quattro maschi che arrivavano tutti i giorni e si
buttavano sulla femmina che tentava disperatamente di scappare, sott’acqua o, in questo
caso anche tra le piante del vivaio. Il marito poteva fare ben poco, quando ero a casa
intervenivo io di corsa, le urla della femmina si sentono da lontano (i maschi sono più afoni).
Finalmente sono nati! Piccoli, morbidi batuffoli lanosi, a tenerli in mano si prova una
sensazione dolcissima, tutt’altra cosa di un pulcino di gallina.
Subito la madre li porta in acqua, incredibilmente sono in grado di nuotare perfettamente

e nutrirsi da soli già dal primo giorno.
Per aiutarli a crescere più in fretta ho
incominciato a spargere delle piccole
quantità di mangime per pulcini sulle foglie
galleggianti delle ninfee, mentre nel
frattempo la madre era passata a mangiare
granoturco, che preferiva alla grande al
pane.
Sono cresciuti in fretta, assistiti da una
madre amorosa e ... da me. Era molto
apprensiva questa mamma anatra, quella
che nidificherà negli anni successivi lo sarà
molto meno.

l’allegra famigliola

I piccoli sembravano tutte femmine, sapevo che non poteva essere così, ma non ero in grado di distinguerli. L’anno successivo ho imparato come distinguere i sessi degli anatroccoli, un mio piccolo segreto.
Dopo pochi giorni ho cominciato a trovarli fuori dal recinto, con grande preoccupazione della madre, specie quando li recuperavo con un lungo guadino per rimetterli dentro. I gatti mi terrorizzavano! Non capivo come i piccoli potessero uscire; vidi poi che nuotando sott’acqua riuscivano a oltrepassare la rete, che era immersa per 60/70 cm.
Questa prima nidiata nacque in estate. Verso l’autunno avvenne la muta, erano tre maschi e quattro femmine. La madre non li abbandonò mai, tranne qualche breve volo per salutare gli amici nel Po. Con il trascorrere del tempo aveva preso familiarità con i dintorni e li portava in giro per il vivaio a “pascolare” (i germani mangiano con grande gioia tutto quello che si muove,lombrichi, lumache ecc), non hanno mai danneggiato nulla delle coltivazioni.
E poi, un giorno ... volarono via. E’ un momento un po’ triste per me, e molto delicato per loro.
Il loro volo è molto efficiente e veloce, ma non sono altrettanto bravi negli atterraggi. Inoltre,quando si alzano in volo per la prima volta, fanno molta fatica a riconoscere il laghetto non avendolo mai visto dall’alto. Seguendo la madre che vola verso il fiume, qualcuno si spaventa nel sorvolare il corso con le macchine e i camion, rumorosi mostri che non hanno mai visto; il gruppo si sbanda, alcuni riescono a ritornare nel laghetto e riproveranno, qualcun’altro temo che finisca in qualche cortile dove possa incontrare gente meno ospitale di me.
Ma prima di partire c’è il periodo che io definisco “prove di volo”. Un giorno scoprono di avere le ali, queste strane appendici che non avevano mai usato. Iniziano prima con lo sbatterle, una sorta di allenamento per rinforzare i muscoli, poi passano a fare dei saltelli,poi faranno dei brevi voli che di solito terminano con disastrosi atterraggi; fin che avvengono nell’acqua tutto bene,nella terra un po’ meno. Dura parecchio tempo questo apprendimento, più di un mese. Può sembrare persino strano, nascono e immediatamente sanno camminare, nuotare sopra e sotto l’acqua, ma imparare a volare è ben più impegnativo.
Quando arriva l’autunno le visite dei miei piccoli amici si diradano, in inverno non si vedono più.All’inizio di marzo ricompaiono, occorre un po’ di tempo prima che una coppia stabilisca il territorio, la femmina non vuole rivali, il laghetto è piccolo e basta solo per lei! La coppia che si èstabilita l’anno successivo era molto più affiatata e non aveva problemi a passeggiare per tutto il vivaio, il maschio era più protettivo e presente, però... era un legame incestuoso, erano fratello e sorella, nati l’anno precedente nel mio giardino.
Questa coppia resterà con me quattro anni e nidificherà ben 10 volte, due volte all’anno, due volte rifarà il nido perché per motivi diversi era stata abbandonata la covata.
Ma questa è un’altra storia, ben più lunga e non meno ricca di emozioni di quella descritta, e poi ci sono state le fugaci apparizioni degli aironi, le gallinelle d’acqua, il martin pescatore...