Libellule, straordinarie macchine da guerra.

zigottero
Calopteryx virgo

Sono state molto studiate le
libellule, nientemeno che dagli
ingegneri dell'aeronautica. Sono
incredibili le loro capacità di
volo, considerandone le
dimensioni; nessun uccello,
nessuna macchina volante
inventata dall’uomo può
minimamente avvicinarsi alle
loro prestazioni.

Con accelerazioni improvvise in pochissimo spazio, pare che possano raggiungere velocità
intorno ai 100 km all’ora e arrestare il volo, poi, possono salire in verticale, spostarsi
lateralmente, stare fermi, arretrare, compiere repentini cambi di traiettoria praticamente
ad “angolo”; sanno anche veleggiare. In queste accelerazioni e frenate improvvise, non si
capisce come le esili nervature delle ali membranose e trasparenti, non subiscano danni per
le fortissime sollecitazioni che distruggerebbero qualsiasi velivolo progettato dall’uomo.
Due enormi occhi semisferici, ciascuno con 10/30.000 ommatidi, sopra una testa che può
ruotare di 180° permettono alla libellula un campo visivo praticamente totale.
Questo insetto è un predatore, cattura altri insetti in volo, ed è chiaro che con le dotazioni
che la natura gli ha fornito, pochi hanno scampo.
Fotografata e studiata con moderne attrezzature, si è scoperta una tecnica che adotta nella
caccia in certe circostanze, per prede più impegnative: muovendosi continuamente in uno
spazio piccolo a queste velocità incredibili, pare che gli occhi della preda lo vedano fermo e
quindi non si sentano in pericolo.
Resta incredibile che in una frazione di secondo, per quanto tutto sia istintivo, possa
correlare le varie azioni tra di loro, e gestire la vista attraverso decine di migliaia di piccole
telecamere.
La libellula gigante, Meganeura monyi (70 cm.) ha iniziato a volare sul nostro pianeta nel
carbonifero, molto prima dei dinosauri. Le libellule che volano ora, appartenenti all’ordine
degli odonati, risalgono al secondario. Più o meno nello stesso periodo le grandi meganeure si
estinsero, non ci sarebbe quindi continuità tra i due gruppi.
Le libellule attuali si dividono in due sottordini, gli anisotteri e gli zigotteri. Le differenze tra i
due gruppi sono evidenti, specialmente quando questi insetti sono posati. Gli anisotteri
mantengono le quattro ali distese orizzontali e ben visibili, e sono questi i padroni del volo; gli
zigotteri mantengono le ali verticali e chiuse sopra il dorso, come fosse un’unica ala.
Sono territoriali, e il corteggiamento è alquanto complicato per essere insetti, ancor di più
primitivi.
L’addome è allungato e nel maschio termina con due appendici che usa per trattenere la
femmina. La afferra dietro la testa - siamo in una fase avanzata del corteggiamento che
segue il balletto - e si vedono volare praticamente una dietro l’altra ma con la femmina ben
ancorata al maschio; questa figura viene appunto chiamate la fase del “tandem” e può
durare parecchio tempo.
Libellule, straordinarie macchine da guerra.Sono state molto studiate lelibellule, nientemeno che dagli ingegneri dell'aeronautica. Sono incredibili le loro capacità di volo, considerandone le
dimensioni; nessun uccello,nessuna macchina volante inventata dall’uomo può minimamente avvicinarsi alle loro prestazioni.

L'accoppiamento vero e proprio avviene
quando la femmina ripiega in avanti
l’addome, fino a raggiungere con il proprio
organo riproduttivo gli spermatozoi del
maschio, alla base del torace. Questa figura,
viene definita “ruota d’accoppiamento”.
A questo punto in certe specie la copia si
divide, negli zigotteri invece i due insetti
restano uniti e ritornano nella posizione del
tandem sino alla fine della deposizione delle
uova che avviene in acqua, sulla vegetazione
galleggiante o poco sotto la superficie.
anisottero
Orthetrum canellatum
Dopo alcune settimane nascono le larve, subito sono irriconoscibili, avvolte in una
membrana, ma presto se ne liberano e comincia l’avventura delle ninfe, anche loro piccoli
terribili guerrieri.
Di colore grigio, possono vagamente essere confusi con minuscoli gamberetti, ma gli occhi
sono già grandi su una testa mobile come quella degli adulti.
Si sviluppano nell’acqua, anche in piccole pozze. Questo stadio di sviluppo può completarsi in
un anno o anche, a seconda della specie, durare sino a tre anni.
In questo tempo passato sotto l’acqua aggrediscono e mangiano di tutto, arrivano anche a
catturare girini e piccoli pesci; tutto quello che vive nel loro ambiente, purché non sia più
grande di loro diventa una vittima, e il modo che usano per catturare le prede è nuovamente
straordinario e sorprendente al pari delle acrobazie di volo che faranno poi da adulte.
Il loro apparato boccale è caratterizzato dalla presenza di un organo per catturare le prede
chiamato maschera, una sorta di pantografo con due pinze terminali. In posizione di riposo
questa parte essenziale è ripiegata sotto l’addome, appena compare una preda scatta
l’attacco, viene velocemente aperta e spinta in avanti, allungandosi quasi di un terzo della
lunghezza del corpo e la preda afferrata dalle pinze viene subito portata alla bocca per
essere mangiata.
Durante il periodo di crescita subiranno parecchie mute, da 10 a 15. In questo periodo
anche se poco visibili, si susseguono piccoli continui cambiamenti.
La metamorfosi (emimetabolia) è più graduale di quella dei lepidotteri, ma non meno
complessa e impressionante. Al termine dello sviluppo escono dall’acqua, salgono per pochi
cm. sullo stelo di qualche pianta palustre e restano appese come le crisalidi delle farfalle.
In questa fase avvengono profonde modificazioni, atte a portare l’insetto dalla vita
acquatica a quella terrestre, non per niente si chiama metamorfosi. La respirazione che
prima era intestinale, avviene ora attraverso l’apertura di stigmi toracici.
Completati questi passaggi, la rigida “corazza” che proteggeva la crisalide si apre
longitudinalmente sul dorso e la libellula, cominciando a liberare la testa inizia la sua vita. E’
uno sforzo enorme questo, dovrà riposare, anche per permettere il dispiegamento delle ali,
dapprima tutte accartocciate poi, comincerà la sua nuova vita.
Non vivrà molto a lungo, da due settimane a sei mesi a seconda della specie, ma in questo
periodo sarà la padrona assoluta dello “spazio aereo”.