Tomatilli e
chichingeri
Physalis un genere numeroso e vario
Botanicamente si chiamano tutti Physalis,
e devo dire che c'è molta confusione su questo genere.
Alcuni
conoscono l'alchechengi Physalis alchechengi, una pianta erbacea perenne che
si può trovare nei terreni incolti, al bordo dei boschi. E' molto visibile
in autunno, con i frutti somiglianti a piccole, luminose lanterne cinesi, di
colore arancio vivo, quasi rosso; la maggior parte ritiene, sbagliando, che
questi siano i frutti usati dai pasticceri. Sono invece ben conosciuti dai
fiorai perché in autunno gli steli, con più frutti e privati delle foglie
vengono usati per le composizioni floreali.
Quasi tutti conoscono gli alchechengi che si possono trovare in pasticceria, con le brattee del calice rivoltate ed usate come un piccolo manico e il frutto giallo/arancio ricoperto di cioccolato. Molti meno sanno che si tratta del Physalis pubescens, oppure peruvianus, siamo nell'incertezza della nomenclatura. Si tratta di una pianta erbacea dal forte sviluppo, con grandi foglie tomentose e sensibile al gelo. Nel paese di origine (Perù) vive diversi anni, da noi si può coltivare con un ciclo annuale come il pomodoro.
Sicuramente pochi conoscono il tomatillo
(Physalis ixocarpa, sin. Physalis philadelphica) che è abbastanza diverso
dai precedenti, sia come pianta che come frutto.
Spesso viene confuso con
il tamarillo Cyphomandra betacea, con cui non ha nulla da spartire tranne
l'appartenenza alla stessa famiglia, le solanaceae.
Questa grande
famiglia di piante, prevalentemente arrivate in Europa dopo la scoperta
dell'America, è stata una sorta di rivoluzione per la produzione degli
ortaggi. Ricordo le patate, le melanzane, i pomodori, i peperoni. La
diffusione della patata ha cambiato abitudini alimentari e sfamato popoli
interi.
I frutti del tomatillo sono poco più grandi di un chichingero
e un po' più piatti, verdi, per virare al chiaro a maturità avanzata quando
cadono a terra. Il frutto quando ha raggiunto la sua massima dimensione esce
parzialmente dalla corolla, che non è sufficientemente sviluppata per
poterlo contenere.
Sono adatti da consumare come verdura, crudi in
insalata, anche se compaiono ricette per speciali salse. Il gusto è
piacevole, difficile da descrivere, un po' agrodolci, con qualcosa del
peperone quando è verde; sono da provare.
Il tomatillo, almeno quello che da qualche
anno è un ospite ormai abituale del mio “orto che non c'è”, è una pianta
minuta, con piccole foglie verde chiaro, glabre, e deboli steli che
bisognava aiutare con un sostegno. E' una pianta autosterile, il polline di
un fiore non riesce a fecondare un altro fiore della stessa pianta, per cui
occorre piantarne almeno due per poter avere i frutti con i semi. Io
preferisco piantarne una sola, i frutti senza semi sono più piccoli e meno
tondeggianti ma li trovo migliori.
Insalata del giardiniere.
Per
due persone
15 tomatilli, meglio se non sono completamente maturi.
Una dozzina di pomodori ciliegina, ben maturi.
6 chichingeri, per essere
chiaro physalis pubescens.
Un mazzetto di crescione.
Dividere a metà
ogni frutto, tagliare il crescione scartando i gambi più duri. Condire con
solo olio extravergine di oliva e un filo di aceto, poco sale.
Un
insieme di sapori particolari, delicati ma diversi tra di loro, legati dal
gusto deciso e un po' aspro del crescione.