L'insalata era nell'orto

di Renato Ronco
Pubblicato su "Case&country"

L'orto che non si vede
Sulle riviste da qualche anno si parla molto di orti, una volta erano relegati in zone lontano dall'abitazione, un po' nascosti, ora sono ostentati. Nelle foto che in genere vengono pubblicate sono bellissimi, ordinati, perfetti. Regolari file di cavoli, insalate di diversi colori; i pomodori, i fagioli sono un po' disordinati e si vedono meno. A volte sono compresi in piccole aree geometriche circondati da siepine di bosso. Mai che si veda sia stato raccolto un cavolo, un'insalata, le file devono essere complete e perfette. Orti come giardini.

Ho una storia di famiglia, importante, che mi lega alla produzione di ortaggi, basta dire che mio papà circa 55 anni fa selezionò l'insalata “Lollo”, il nome lo scelse mia mamma ma, dopo i miei genitori, io non ho più coltivato verdure per la vendita.
Il mio è l'orto che non c'è, nel senso è che relegato e spezzettato nel vivaio, in angoli non sfruttati, qualche porzione lungo un muro, sul confine, oppure in una delle poche zone giardino; posti anche distanti tra loro; bisogna cercarlo questo orto, pezzo per pezzo.
Così succede di incontrare, nel bel mezzo del vivaio, un grande cavolo di Madeira, che a me è più che sufficiente per una stagione intera, oppure un grande cuscino di tetragonia, (Tetragonia tetragonioides) lo spinacio della Nuova Zelanda. Anche in questo caso un'unica pianta produce più di quanto non riesca a consumare. E' bella da vedere, e il suo posto è infatti nel giardino, ma non appena arrivano le prime brinate è persa. Si disseminerà da sola e l'anno successivo non rimane che diradare le piantine che nasceranno.
Io privilegio le piante perenni o quasi, oppure che si disseminano da sole; alcune hanno anche una storia, soprattutto metto poche piante, e la verdura è sempre comunque troppa.
Alcune piante di “erbette”, le conosciute bietole da costa, mi accompagnano da anni e provengono da una zona incolta nei pressi di Barcellona. Non so se erano completamente selvatiche, non si vedevano orti nei dintorni, ed erano abbastanza diverse tra di loro: una aveva, ad esempio, il gambo leggermente arrossato, l'altra peloso, tutte hanno le coste molto piccole. Vivono di solito due anni e ne lascio sempre andare una pianta a seme senza raccoglierlo; nella primavera successiva non devo fare altro che diradare quelle che sono nate in eccesso.
Una pianta di tomatillo Physalis ixocarpa c'è sempre, mi piace aggiungere i suoi verdi frutti leggermente aciduli all'insalata.
Continuo a tenere 6/7 piante di asparago viola, a cui sono molto legato, sono ancora del mio papà, la loro età va dai 40 ai 60 anni. Possono sembrare poche piante, ma nella loro stagione il raccolto, mai prevedibile per gli asparagi perché molto influenzato dalla temperatura, è sovrabbondante.
Tre piante di carciofo, una varietà interamente verde, molto gustosa e con il pregio di essere più resistente al gelo delle altre, mi accompagnano da anni.
Spesso nel mio orto sono comparse verdure un po' strane, il risultato di viaggi in paesi esotici e anche non.
Capita che l'interesse si esaurisca con la curiosità nel primo anno; altre volte mi porto dietro queste novità per un po' di tempo. Quest'anno è stata la volta di una rapa simile alla nostra, ma di colore giallo intenso, sia dentro che fuori, trovata in un mercato norvegese (parlo di radice, non di semi, è molto più difficile trovare novità antiche nei semi) il suo sapore, gradevole, si scosta un po' dalla rapa nostrana.
Anni addietro avevo coltivato la bamia o okra Abelmoschus esculentus, poi era stata la volta del 'daikon', un ramolaccio gigante, senza parlare di due particolari zucchini o cetrioli, portati 35 anni or sono dalla Tailandia, molto appetiti dai cinesi di casa nostra, (in quegli anni a Torino c'era un solo ristorante cinese che li acquistava tutti). Ora li ho persi e non li ho mai più visti, neanche su internet; non conoscendone il nome la ricerca resta difficile. Dei due uno era buonissimo, sia cotto che crudo, l'altro amaro, per noi immangiabile, ma ai cinesi piaceva molto.

Il mio è un orto molto piccolo, disordinato e un po' sparso, non fa certamente gola ai fotografi, ma è un orto vero, vivo, che da poco lavoro. Soprattutto è utile.