Ficus macrophylla

di Renato Ronco
Pubblicato su "Case&country"

I ficus di Clarence Bicknell

Bordighera è una bella cittadina sulla riviera ligure di ponente, meta ambita per le vacanze. Per il suo clima particolarmente mite in inverno, è frequentata per lo più da persone di una certa età, di solito proprietari di seconde case,
Grandi alberghi storici, con splendidi giardini ne fanno la cornice, qualcuno trasformato negli ultimi anni in residence; è cambiato il tipo di vacanza.
L’Inghilterra è la patria dei giardini, e nel recente passato questa parte della riviera ligure ha attratto molti suoi cittadini, amanti della natura. Qualcuno, come Thomas Hanbury e Ellen Willmott, ha lasciato eredità botaniche importanti nei dintorni.

Nel 1878 a Bordighera arriva anche Clarence Bicknell, non la lascerà più.
Eclettico personaggio, con molti interessi, ma sempre attratto da ogni manifestazione della natura, ci ha lasciato a sua memoria non un giardino ma un museo, il “Museo della Liguria Occidentale”, dove raccolse rare collezioni naturalistiche e reperti archeologici. Pubblicò anche due importanti libri sulla flora locale.
Due sorprendenti monumenti viventi adiacenti al museo contribuiscono a ricordarlo. Sono due colossali e spettacolari esemplari di Ficus macrophylla (sinonimo Ficus magnolioides).
La vista di questi alberi immensi, con i loro tronchi particolari, dotati di grandi costolature che si allargano alla base e con le loro radici avvolgenti, inevitabilmente richiama immagini di ambienti equatoriali, alla mia memoria si affacciano anche salgariane jungle.
L’esemplare che si vede nella fotografia ha ingoiato un muro, sta stritolando una grande palma (Phoenix) ed è visibile un cancello di ferro già divelto e imprigionato nel suo mortale abbraccio. Non si può rimanere indifferenti di fronte a queste piante affascinanti, ma così esuberanti da potere diventare un problema se collocate vicino a case o recinzioni. Le radici in particolare amano insinuarsi, per le loro umide frescure, nelle tubazioni intasandole e demolendole.
Se ne vedono altri a Bordighera, risalenti agli stessi anni, perlopiù in spazi pubblici.
Queste piante hanno spesso la tendenza a produrre rami orizzontali, che con il tempo allungandosi ed ingrossandosi possono non riuscire più a sostenere il loro stesso peso. Di solito si interviene in modo drastico, tagliando, trovo più appropriato dire “amputando” questi rami. Nel loro paese di origine, con il clima caldo e umido, da questi rami scendono delle radici che una volta toccato il suolo prendono vigore fino ad assumere un aspetto colonnare e in questo modo offrono un valido sostegno al ramo stesso. Ho visto immagini dove da una pianta si era formato un bosco immenso, diventava difficile persino capire quale era stato il tronco principale. Il clima di Bordighera è un po’ più secco e raramente consente a queste radici di svilupparsi e raggiungere il suolo. Con un un po' di pazienza, con particolari piccoli accorgimenti, sicuramente meno costosi delle pesanti, antiestetiche e drastiche potature, si potrebbe indurre la pianta a produrre radici aeree su questi rami. Le radici, in un primo tempo esili, una volta raggiunta terra non avrebbero più bisogno di protezione, prenderebbero vigore e in qualche anno diventerebbero molto grandi. L’intero albero ne guadagnerebbe in stabilità e aumenterebbe ancora il suo fascino.
Il Ficus macrophylla proviene dal nord-est dell’Australia (Queensland), appartiene alla famiglia delle moracee. E’ abbastanza facile incontrarlo nella riviera ligure, perché ha dimostrato di sopportare questo clima, al limite delle sue esigenze termiche.