Musa paradisiaca

di Renato Ronco
Pubblicato su "Case&country"- Maggio 2011

Banane a Torino!
Ho aspettato tre anni prima di poter raccogliere le banane direttamente dall'albero, a casa mia.
La Musa basjoo chiamata anche Musa Japonica sopporta moderatamente il freddo, pochi gradi sotto lo zero non la danneggiano, ma è in grado di sopravvivere anche temperature di - 10° se si ripara la base con foglie o altro. Tutte le parti esposte al gelo moriranno, ma in primavera ricaccerà con un vigore insospettabile. Nel mio clima il secondo anno produrrà il fiore, a cui seguiranno bananine microscopiche immangiabili che restano di colore verde.

E' opinione diffusa che le banane non riescano a crescere perché il clima è troppo freddo. Sbagliato, non crescono perché quella specie semplicemente non è programmata per fare banane da mangiare. Da tempo avevo visto nelle posizioni più riparate della nostra riviera Ligure delle piante di musa che portavano banane eduli, un po' più corte e tozze di quelle che si trovano dai fruttivendoli. Volevo averle. Si chiama Musa paradisiaca, mi sono procurato una piantina ed è partita la sfida. Mi era chiaro che era più sensibile al freddo della M. basjoo, per cui le dedicai più attenzioni. Cresce velocemente la pianta e al sopraggiungere dell'inverno l'ho ritirata in un magazzino con pochissima luce, ma a temperatura costante sui 14/15°; superò benissimo l'inverno. Il secondo anno doveva fiorire, ero sempre lì a guardare, per raccogliere un segno che annunciasse la fioritura, e arrivò. Lo capii dallo sviluppo limitato della nuova foglia. L'infiorescenza è una specie di grande bozzolo avvolto da brattee marrone rossiccio. Cominciò ad allungare il gambo, reclinato, e quando si sollevò la prima brattea, scoprendo i fiori, fu una sorpresa per me: non assomigliavano per nulla a quelli della M. basjoo, che conoscevo bene, erano più grandi, e di colore rosato, sembravano fiori di orchidea. La certezza che le banane si svilupperanno si avrà quando da reclinate verso il basso passeranno a “guardare in alto”. Dopo i primi due caschetti, pur continuando a fiorire, le bananine abortivano e cadevano, per cui tagliai l'apice che avrebbe continuato a crescere sottraendo nutrimento alla pianta. Un mattino vidi che il gambo che portava il frutto era inesorabilmente piegato a gomito. Disperato pensai che tutto era perduto, bisognava ricominciare da capo. Comunque, non si deve mai rinunciare a lottare, in poco tempo feci un sostegno in ferro con un gambo telescopico per poterlo inserire da sotto, e senza nessuna convinzione lo misi a sorreggere i frutti. Funzionò, e le banane cominciarono a crescere: una ventina, un po' poche, ma mi bastavano. Venne l'autunno, bisognava ritirare la pianta con le sue banane verdi e ben sviluppate, ma l'albero era cresciuto parecchio, non ci stava in altezza nel magazzino. Non avevo un altro posto idoneo, per cui dovetti ritirarlo inclinato, poco più di 45°.
Mi aspettavo la maturazione verso fine primavera, inizio estate, quando avrei rimesso la pianta all'aperto, ma mi sorprese, maturò a metà aprile, ancora nel buio del magazzino. Immaginatevi la mia emozione nel raccoglierle!