Asimina Triloba

di Renato Ronco
Pubblicato su "Case&country"

Il banano degli indiani d'America

Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di esotico, io per primo, se poi si parla di qualcosa di edule, le motivazioni aumentano ancora.
Quando mi capitò di vedere e assaggiare un’asimina, (Asimina triloba) negli anni in cui era quasi sconosciuta, mi procurai subito un paio di piantine. Il frutto raggiunge una buona pezzatura, 50-300 gr. di peso, la sua polpa è cremosa, la consistenza può ricordare sia la polpa di un avocado ben maturo che quella di una banana, il gusto è dolce e intenso. Il sapore e gli aromi sono difficili da descrivere, in una parola sono “esotici”.

La comparsa dell’intenso profumo è l’indicazione che il frutto è maturo e deve essere consumato. E questo è il difetto principale! L’asimina non si conserva a lungo, per questo motivo la sua coltivazione non ha potuto avere una grande diffusione.
La buccia è verde, sottile e liscia, un po’ simile a quella di una mela ma meno consistente. Una volta sbucciata compare la polpa, bianco-giallognola e cremosa, con dentro, posti su due file in ordine sparso, dei semi neri con tegumento duro, grandi poco più del doppio di un seme di anguria, mangiandola non danno molto fastidio, ovviamente bisogna sputarli.
Dal punto di vista nutrizionale il contenuto calorico, di vitamine, minerali, aminoacidi è superiore ai frutti di uso comune.
E’ una pianta facile l’asimina, sopporta il freddo e il caldo senza problemi ed è resistente alle principali avversità; il frutto, gradevolmente esotico, invoglia senz'altro alla sua coltivazione per il piacere del consumo diretto e per sorprendere gli ospiti.
I fiori, di tinta violacea, sono proterogini, ovvero, l'ovario matura prima che gli stami abbiano pronto il polline. Le varierà che si trovano in commercio sono generalmente autofertili.
Le mie piante fruttificano con regolarità, caso mai certe varietà hanno la tendenza a produrre troppi frutti e a grappolo, anche 5/7 sul medesimo picciolo, a scapito della dimensione dei medesimi. Quando i primi frutti sono maturi emanano un profumo percepibile anche a metri di distanza ed è il momento di raccoglierli perché cadono facilmente a terra; è anche il momento di consumarli.
Ha foglie ovate, lunghe 20-30 cm. di un bel verde, in autunno prima di cadere assumono un intenso color oro.
Non richiede potature particolari, qualche intervento per equilibrare la chioma è sufficiente.
L’Asimina appartiene alla famiglia delle anonaceae, come l’anona, chiamata anche cirimoia, il cui frutto pur avendo gli stessi problemi per la manipolazione ha comunque avuto una maggior diffusione.
Le prime notizie sull’asimina risalgono al lontano 1541, e sono riportate da un portoghese che ebbe modo di incontrarla durante l’esplorazione lungo il corso del Mississippi; brevemente narra che era coltivata dalle locali tribù di Pellerossa.
Solo nel 1736, grazie alla collaborazione tra il quacquero John Bartram, che dedicava più tempo e passione alla botanica che alla fede, e Peter Collinson, mercante di Londra ma anche lui appassionato di botanica, arrivarono in Europa le prime piantine, ma fino ad una decina di anni or sono era praticamente sconosciuta in Italia.